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Perché partire da settimana 251 e non da, per esempio, 1?

Ma poi, di che settimane stiamo parlando?

Ho deciso di scrivere ogni settimana un post di riepilogo su cosa sto facendo, cosa sto pensando, cosa scopro. Tutte cose più o meno collegate al mio lavoro. Il bello del mio lavoro è che anche fumetti, cinema, videogiochi, libri possono far parte del patrimonio di conoscenze che posso sfruttare per progettare qualcosa che serva a un cliente.

Questi post serviranno a me per tenere traccia dei miei progetti e vedere come si evolvono.

E poi, condividerò i link che trovo in giro per la rete o che mi segnalano degli amici. Sarà una collezione varia e disarticolata, cibo per la fantasia, almeno spero.

Che succede nella settimana 251?

Ho chiuso - la settimana scorsa, in realtà - tutti i progetti che dovevano essere chiusi. Rimangono in piedi quelli a lungo termine: clienti che hanno bisogno di assistenza continua e, soprattutto, i miei progetti per far crescere l’attività. Non tanto per volume d’affari, che non è mai male, ma per poter iniziare a fare cose che da solo non riesco a fare, per mancanza di capacità, tempo, conoscenze eccetera. Secondo me finché si sta da soli si può sognare in grande, ma realizzare relativamente poco.

Io credo molto che il futuro vedrà una commistione sempre più stretta di reale e digitale. Mi servono compagni di strada che mi aiutino a rendere reali le cose. Quali cose? Quelle le vedremo poi.

Webside è la novità dell’anno e sicuramente porterà ottimi risultati in questo senso. Già si è visto molto, ma ormai le vere evoluzioni si vedranno a settembre. Meglio, così ad agosto c’è tempo per pianificare e pensare.

Cosa mi interessa ora?

Seguo da vicino i lavori di Berg e Urbanscale. Quello che stanno realizzando soddisfa e alimenta la mia voglia di creazione di oggetti reali, esistenti nel mondo fisico, connessi con internet. La fusione, appunto di reale e digitale.\ E poi, l’uso della città, anzi l’interfacciamento con la città. Uno dei temi caldi del prossimo futuro, secondo me: a casa nostra, ma ormai sempre più anche in movimento, ci stiamo abituando a uno stile di vita digitale che le nostre città per ora non supportano. Questo comporta, come minimo, una serie di piccole scomodità e un relazionarsi diverso col mondo a seconda che ci sia o meno un dispositivo connesso di mezzo: perché prenotare un volo fino all’estremo opposto del pianeta è facile, ma sapere quando passerà il prossimo autobus con precisione richiede un atto di fede? Perché posso seguire in tempo reale il viaggio di un treno, ma non riesco ad avere un’informazione precisa sul tempo che che impiegherò per guidare da qui a lì, data la situazione del traffico e dei lavori in corso attuali?

Quali sono le interfacce migliori per comunicare con la città e avere informazioni significative mentre sono in movimento? Qui si aprono anche scenari di realtà aumentata e si innesta la mia piccola riflessione: avere degli auricolari nelle orecchie è più comodo, più naturale e ci fa apparire meno stupidi che tenere un cellulare dritto davanti ai nostri occhi, come se stessimo disperatamente cercando segnale.

Due link sulle città e la loro evoluzione, quindi:\ - Geoffrey B. West, “Why Cities Keep on Growing, Corporations Always Die, and Life Gets Faster”\ - The One-Way-Mirror Society: Privacy Implications of the new Digital Signage Networks (PDF). Un testo che illustra l’evoluzione dei cartelloni pubblicitari intelligenti e connessi, in grado di monitorare, riconoscere e schedare (età, sesso, umore, etnia...) le persone che gli passano davanti.

E un link sulla fusione tra realtà e digitale:

Perché settimana 251? Perché tante ne sono passate dal 3 novembre 2006, giorno di apertura della partita iva e inizio dell’avventura come freelance.