Non ho bisogno di un nuovo hobby, non mi sto lasciando ossessionare da penne stilografiche, inchiostri, carte e notebook. Il fatto che abbia iniziato a seguire un sacco di appassionati di stilografiche su Instagram è una pura coincidenza. La prova? Ho resistito all’impulso di scrivere questa lettera a mano e spedirti delle foto delle pagine di Moleskine. Resisterò anche la prossima settimana? Chi può dirlo!

Buonasera da Roma.

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Questa è stata una settimana piuttosto piena di lavoro. E il tempo dedicato al lavoro l’ho impiegato a tamponare un po’ di imprevisti, quindi sono indietro con i progetti interessanti e non ho molto da raccontarti.

Sempre perché non sto scivolando nell’ossessione per le penne, e stimolato da una conversazione con un amico che ora si trova in Giappone, ho fatto un po’ di conti a mente sulla fattibilità dell’idea del banchetto di stilografiche al Mercatino Giapponese con cui ho chiuso l’ultima lettera.

Non penso possa funzionare. Seguimi.

Prima di tutto l’idea ha senso. Non è detto che possa avere successo al cento per cento, ma ha senso. Penne, inchiostri, carte e blocchi note prodotti in Giappone sono tra i migliori i circolazione. Esistono differenti marche e modelli e anche quelli più economici hanno un’ottima qualità. Sono prodotti che avrebbe senso proporre al Mercatino.

Vediamo i costi.

Un banco costa diciamo cinquanta – sessanta euro. Oltre a prendere il banco, pensavo poteva essere una buona idea arruolare un disegnatore che facesse schizzi e disegnini da regalare per mostrare cosa si può fare con una stilografica. Diciamo che il disegnatore potrebbe essere compensato con un centinaio di euro. E magari oltre a regalare i disegni fatti lì per lì, potrebbe pure vendersi delle illustrazioni e disegni suoi. Siamo a centosessanta euro, senza tenere conto del tempo da impiegare per l’organizzazione, ma quello lo archivio sotto hobby, quindi non lo conto. E fin qui tutto bene.

I problemi arrivano ora: se volessi vendere del materiale, prima dovrei comprarlo. Come ti ho scritto l’altra volta, le penne che avrebbe senso provare a vendere sono due. La Pilot Kakuno e la Platinum Preppy.

La prima Kakuno è la penna kawaii per definizione: corpo bianco o nero, tappo in colori brillanti, il tutto in plastica solida. Pennino d’acciaio con uno smile disegnato sopra. E’ pensata per i bambini che imparano a scrivere e lo smile sul pennino serve per capire come impugnare la penna nel modo migliore per scrivere: se vedi la faccina sorridente la stai tenendo in modo corretto.

La Preppy è un’altra penna adatta a principianti. Anche questa è moderna e divertente, con decorazioni colorate sul corpo e pennino anch’esso colorato. Non è una penna per tutti: scrive molto bene, ma ha un tratto extra sottile che può non piacere a chi ha un’idea delle stilografiche come penne dal tratto corposo.

Sono entrambe molto economiche: su Amazon la Kakuno costa una decina di euro se comprata direttamente da qualche venditore Giapponese e c’è almeno un negozio italiano che la vende anche online per un po’ più di 16 euro. La Preppy costa 4 euro e si trova facilmente in negozi fisici e online italiani.

Se volessi comprare le penne da un venditore e rivenderle, dovrei come minimo metterci un markup del 50%, meglio del 100%. Quindi le Kakuno comprate dal Giappone, con spese di spedizione basse e tempi di consegna elevati, le dovrei vendere a 15 – 16 euro, in linea con i prezzi italiani. Oppure, se comprate in Italia, a 20 – 25 euro. E’ tanto, ma è nella fascia di prezzo di una penna introduttiva media. E forse, dato il contesto fieristico e il valore aggiunto della scoperta, sarebbe un prezzo accettabile.

Per le Preppy parleremmo di una cifra tra i 6 e gli 8 euro. Che è poco, ma se pensi che queste penne le trovi anche nella cartoleria sotto casa o quasi, il costo extra è  meno giustificato. Vale sempre il discorso della scoperta, ma che figura ci farei a vendere qualcosa che è facile reperire alla metà del prezzo? Tieni conto che il mio scopo sarebbe diffondere il piacere di usare le stilografiche, quindi vorrei che le persone conoscessero marche, modelli, negozi e quindi prezzi. Sarei io il primo a dire quanto costa una Preppy.

Se le penne sono economiche, per inchiostri e carta non c’è speranza: è materiale di qualità, con costi conseguenti. Un notebook come il super personalizzabile Midori Traverler’s Notebook (inutile dire quanto lo brami) o l’Hobonichi Techo costa minimo 35 euro. I blocchi di fogli di riserva costano molto meno, tra i 5 e gli 8, ma sono comunque costi elevati. Mettici pure un markup e avrai un sacco di merce invenduta.

Per le penne potrei mettere a budget un paio di centinaia di euro e ne prenderei un buon numero. Ma con una cifra simile per inchiostri e carta non comprerei molto materiale. Certo, potrei concentrarmi sulle penne e portare solo qualche esemplare di inchiostri e blocchi, giusto per far vedere che esistono, ma non per venderli, dato che con il markup necessario i notebook non li venderei proprio. Perché, sì, saranno merci appropriate per il Mercatino Giapponese, ma dubito che le persone siano psicologicamente disposte a comprarle se hanno prezzi troppo alti. Non perché non siano disposte a spendere, ce ne sono di oggetti costosi, ma un conto è spendere tanto per un oggetto che cerchi e che sai avere un certo costo, un altro è trovarsi davanti qualcosa di sorprendente e interessante, ma per cui non sei pronto a spendere cifre che vanno oltre quello che è giustificato per un acquisto di impulso in quello specifico contesto. Per intenderci, in un contesto tipo il Mercatino Monti i prezzi sarebbero invece adeguati.

Quindi siamo a 160 tra banco e disegnatore, 360 con le penne, 460 mettendoci anche qualche blocco e boccetta di inchiostro. Cinquecento euro per un esperimento, anzi uno sfizio, mi paiono un po’ troppi.

Ovviamente non sto considerando l’idea di comprare il materiale da un distributore: è vero che il singolo pezzo costerebbe meno rispetto all’acquisto in negozio, ma ci sono sicuramente dei quantitativi minimi, quindi la mia spesa complessiva sarebbe maggiore. E avrei sul groppone una quantità maggiore di merce da smerciare. E non ho il tempo – anche se lo ammetto, mi divertirebbe – per buttarmi sull’ecommerce delle penne stilografiche.

Oh beh. Almeno ho fatto un esercizio di marketing: studio del settore, analisi del prodotto, valutazioni sulla concorrenza, ipotesi di approccio al mercato, costi, punti di forza, debolezze, rischi, ipotesi di contatto con il cliente. Ora, se il mio telefono smettesse di squillare tra un’email appanicata e l’altra potrei anche mettere il tutto in powerpoint e finire di preparare le lezioni per Digital Matter e per iLab.

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Non è vero che la settimana è stata fagocitata tutta dal lavoro. Sono ricominciati i corsi di scherma storica e quest’anno insegno in due corsi base, uno a San Giovanni durante la settimana e uno il sabato vicino all’hotel Ergife. Se ti interessa o conosci qualcuno a cui può interessare la scherma rinascimentale italiana, sono il tuo uomo: mettilo in contato con me.