La nuvola di Fantozzi è certamente appropriata. Splende il sole, ma mi piove in testa. Sono periodi che capitano e poi passano.

In questi giorni sto pensando a insegnamento e videogiochi. Ma non in termini di gamification e neppure in termini di uso dei (video)giochi come strumenti di insegnamento, anche se questo è un tema importante e affascinante e legato al mio videogioco preferito, Neverwinter Nights, e ad alcune esperienze di utilizzo dei giochi di ruolo per scopi educativi nelle scuole a cui ho partecipato anni e anni fa.

No sto pensando che un po' mi manca giocare con i videogiochi. Ma è difficile giocare, perché dovrei sottrarre tempo a mia moglie e tra lavoro e scherma già impegno molto tempo. Non mi sentirei bene a dedicarne altro solo a me. Inoltre probabilmente sento più la nostalgia per l'idea dei videogiochi che per l'attività vera e propria. Tant'è che quando avrei il tempo e l'occasione per giocare preferisco fare altro. Come scriverti!

Una cosa che mi piaceva molto del giocare online era la comunità di giocatori che si sviluppava attorno e all'interno del gioco. Ho bei ricordi di amicizie nate in un qualche mondo virtuale e lunghe piacevoli chiacchierate che si prolungavano fino alle prime ore del mattino, come nelle migliori uscite tra amici. Il che dovrebbe farci riflettere sul valore del termine "virtuale" che ho usato sopra.

Una volta in un gioco ho incrociato una famiglia: padre, madre, figlio adolescente, la sorella di lei e il suo ragazzo. Parlammo del più e del meno e finimmo con il parlare di lavoro. Io appartengo alla categoria di quelli che le mamme non capiscono che lavoro fanno. Ma la madre, avendo un figlio prossimo alla scelta dell'università, ci teneva a capire. Alla fine capì e mi chiese come avevo fatto a costruirmi quella professione. Le risposi la prima cosa che mi venne in mente, perché era la risposta vera e corretta, anche se io non ci avevo mai pensato coscientemente fino a quel momento: "Ho studiato." Non c'è un corso di laurea in "il mestiere di Andrea", ma ci sono tanti pezzi, dall'università alla sceneggiatura di fumetti ai romanzi ai libri scritti da studiosi e imprenditori agli incontri programmati o fortuiti che ho messo insieme per arrivare dove ero allora e che continuo a mettere insieme per fare cose sempre più difficili da spiegare alle mamme. Ho studiato per fare ciò che faccio.

Quindi fin qui ho parlato di studio e di comunità. La comunità è importante per un motivo banale: per me quello che si fa in gruppo, che sia studio o divertimento, è meglio di ciò che si fa da soli. Anche se daresti fuoco ai colleghi o ai compagni di classe o a quello che sta nel gruppo solo per il bottino del boss di fine livello. Anche il conflitto è formativo.

Passiamo all’insegnamento. Come renderlo più efficace? Come rendere più facile apprendere? Come coinvolgere di più gli studenti? Quest’ultimo è un punto importante. Chiunque insegni sogna lo scenario Ted Mosby, in cui gli studenti sono attivi, partecipi, coinvolti, intelligentissimi e a fine lezione tutti i partecipanti sono più felici e più colti e hanno una visione più approfondita della materia. Anche senza raggiungere lo scenario da sogno, è vero anche per l’insegnamento che in gruppo, un gruppo unico composto da studenti e insegnanti, funziona tutto meglio.

Mentre preparo il corso per Digital Matter, lezioni via internet con insegnante live, vedo cosa fanno altre scuole online. La grande divisione è: corsi con insegnante, corsi con materiali da scaricare e/o video, corsi misti. Nei misti c’è in genere un peso maggiore del materiale da scaricare rispetto alla presenza di un insegnante live, che appare giusto in qualche lezione per dare un orientamento.

Non credo che in assoluto ci sia uno scenario migliore.

L’insegnante live, quindi la possibilità di creare interazione tra studenti e insegnanti, la possibilità di rispondere a domande, fare esempi estemporanei, fare gruppo durante la lezione ha un grande valore. Prossimo, molto prossimo se ci sono gli strumenti di supporto giusti, al valore del fare gruppo in classe. Lo so perché è la stessa dinamica del gruppo in un gioco online.

Ovviamente ci sono degli svantaggi. Il primo è il limite temporale: la lezione online permette di seguire un corso da ovunque nel mondo, ma bisogna essere collegati, con una linea stabile e veloce, in un ambiente possibilmente tranquillo, esattamente da quell’ora a quell’ora. Come una lezione vera, insomma. Le lezioni senza insegnante dal vivo offrono un maggior controllo del proprio tempo.

Il secondo è il problema della lingua: se non c’è padronanza si può perdere qualche passaggio importante, si può rinunciare a fare una domanda o addirittura rinunciare a seguire il corso. Un corso senza interazioni dal vivo è fruibile anche in una lingua di cui non si ha padronanza, potendo procedere con il proprio ritmo e potendo consultare il dizionario a ogni dubbio.

Domanda uno: la possibilità di fare gruppo e interagire ha un valore maggiore rispetto ai limiti di tempo e lingua? Vale la pena fare lo sforzo?

Domanda due: è possibile fare gruppo anche nei casi di corsi non live? In teoria sì: potrebbero bastare un forum, un canale chat dedicato magari su IRC o Slack. Qualsiasi strumento che favorisca l’interazione. Se penso ai gruppi online a cui ho partecipato, ricordo dinamiche di gruppo positive anche quando non c’era un interazione dal vivo tra i partecipanti. La mente vola ai tempi remoti, il 1998 - 1999, del newsgroup IT.FAN.STARWARS. Interazioni asincrone che crearono un gruppo forte. Certo, dal rapporto asincrono nacque il desiderio forte del rapporto sincrono, via chat e poi con incontri dal vivo. Divago. Insomma, può un corso online senza componente live o con componente live ridotta portare a dinamiche di gruppo positive?

Domanda tre: ma posso essere così sicuro che un corso live porti automaticamente a dinamiche di gruppo?

Per me la risposta è “forse sì” in tutti i casi. Dipende tutto dagli strumenti disponibili, dalle dinamiche che si instaurano tra studenti e insegnanti, se questo stare in gruppo porta benefici e questi benefici sono chiari e comunicati e percepiti.

Nello scenario dal vivo un fattore importante per la creazione del gruppo è proprio quello che manca dagli altri scenari: l’insegnante. Che passando dalle astrazioni alla realtà vuol dire “io”, dato che sto riflettendo sui corsi miei. E vuol dire che non devo pensare tanto in termini di lezioni, ma di metodo di insegnamento.

Quando in queste lettere scrivo “tu” è perché mi rivolgo proprio a te. Ma in realtà tu sei un insieme di voi. E molti di voi sono maestrini come me, con esperienze di insegnamento. Che mi dite? Che mi raccontate? Che esempi, consigli, suggerimenti, esperienze fatte sulla vostra pelle mi volete raccontare per aiutarmi a fare gruppo online con l’insegnamento al posto del mostro di fine livello o della gilda avversaria da battere?

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Qui è dove vorrei dirti che sono andato al cinema e ho finalmente visto Nausicaa della Valle del Vento nella gloria del grande schermo, come merita. Ma come ho scritto all'inizio, è un periodaccio.

Rosico.

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