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Ho creato Chetteleggi, un sito per consigliare agli amici i libri che vanno proprio letti. Adesso ti spiego perché l'ho fatto e perché dovresti essere così gentile da usarlo e farlo usare ai tuoi amici.

E’ estate, come avrai senz’altro notato. Per me l’estate è sempre stato il periodo delle letture intense, soprattutto negli ultimi tempi, in cui arrivo a sera distrutto e ho perso il piacere delle letture serali, sostituito dal fastidio del libro o del tablet che mi crolla sul naso alla terza frase che provo a leggere.

Uno degli aspetti più belli della lettura è leggere libri consigliati dagli amici. E, ovviamente, condividere le gioie, le lacrime, le risate, i pensieri e le riflessioni causate dalla lettura di un libro con un amico, consigliandoglielo o regalandoglielo, in modo che anche lui possa provare le stesse emozioni. E poi ne possiamo parlare assieme.

Il passaparola è sempre stato il modo in cui il concetto di “questo libro è bello e lo devi leggere” si è trasmesso nel modo più forte. Così forte che Neil Gaiman sostiene che la pirateria dei libri non è altro che l’evoluzione del passaparola e lo aiuta a a vendere più libri. Quindi, estate, letture, consigli. Stamattina mi sono svegliato con un’idea in testa e nove ore dopo (pausa pranzo compresa) e grazie all’intervento sul finale di un amico che mi ha evitato di cadere vittima di Bobby Tables, ho messo online Chetteleggi. Chetteleggi serve a scambiarsi consigli di lettura: metti il link alla pagina di amazon.it con il libro che vuoi consigliare, scrivi poche frasi per spiegare perché quello è un libro da leggere e il gioco è fatto.

Perché? Facebook non basta? Voglio lanciare il Facebook dei libri? (oh, anobii esiste ancora, pensa!) A parte che il Facebook di qualsiasi cosa è Facebook, sì, è certamente possibile scoprire e consigliare libri su Facebook.

Andiamo con ordine. Innanzitutto, mi sono svegliato stamattina con un’idea e stasera quell’idea era una cosa concreta, esistente nel mondo, usabile. Ah, che grande soddisfazione costruire qualcosa, seppure di digitale.

Io non credo che la programmazione sia la nuova alfabetizzazione e tutti debbano saper programmare. Io non so programmare e se mi serve un programma assumo un programmatore. Come assumo un idraulico o un elettricista quando serve. Ma sono d’accordo che è molto importante sapersi sporcare le mani, avere idea di come funziona il software, che è qualcosa di sempre più incardinato nelle nostre vite. Per gli stessi motivi per cui non sempre serve assumere un idraulico o un elettricista. Non solo per risparmiare e non solo per il gusto del fai da te. Ma per un fatto politico e culturale: per sapere come funziona, che logiche segue, un programma. Perché programmi e algoritmi regolano sempre più le nostre vite. E’ importante rendersi conto di come nascono e sapere che sono frutto di una serie di scelte, e tutte le scelte sono per definizione politiche.

Poi ha ragione Cory Doctorow: vedere una macchina che fa quello che tu le hai detto di fare grazie a un programma che hai scritto tu è una grande soddisfazione. Soprattutto quando per te programmare significa cercare i pezzi di quello che ti serve sul web, martellarli insieme e dargli un’aggiustata a occhio e a buon senso. Quando ho visto che le API di Amazon e le API di Facebook facevano quello che volevo io e che le pagine venivano come le io le avevo immaginate, ho fatto una piccola (ma diciamo pure media) danza della vittoria. I gatti sono rimasti perplessi.

Infine, Facebook. Nonostante le apparenze e nonostante la funzione che ti mostra post dell’anno scorso chiedendoti se li vuoi ricondividere, Facebook non è fatto per la memoria. Quello che ci posti si perde come lacrime nella pioggia. O nello stream, per essere più precisi. Lo stream è il flusso ininterrotto di nuovi aggiornamenti, visualizzati in ordine cronologico inverso, che ormai ci sembra il modo più familiare per assumere notizie e informazioni. Ma lo stream è, appunto, un flusso. Ininterrotto. Con il nuovo sempre in cima. Perché Facebook e tutti i social network lo sanno bene: ci vuole sempre qualcosa di nuovo in cima, per trattenere la nostra attenzione dandoci una piccola dose di dopamina, una piccola scarica di piacere per la novità e per la fuga, anche se solo per pochi istanti, dalla noia. Quindi sì, è possibile scambiarsi consigli e opinioni su libri su Facebook. E si possono anche avere discussioni interessanti. Ma solo adesso. Poi si perdono e ritrovarle è un delirio. Scorrono via.

Uno strumento come Chetteleggi invece rimane. L’idea è questa: poter tornare con calma a rivedere dei consigli, senza l’ansia di perderli nello stream. Poter tornare sempre a rivedere i libri che ci hanno colpito, per vedere se siamo ancora d’accordo con noi stessi.

Ti chiedo, per favore, di usare Chetteleggi e spargere la voce tra i tuoi amici. Voglio vedere come funziona, cosa c’è da sistemare, che suggerimenti arrivano, quanto regge a un traffico intenso. So che ci sono già delle cose da mettere a posto. Tipo: se anziché inserire un link ad Amazon metti un link a youporn, il sistema l’accetta. Come accetta link ad oggetti in vendita su Amazon che non siano libri. Per ora, per favore, non inserire link a youporn o altri siti che non siano Amazon.it. E inserisci solo consigli per letture.

Nella tua vita puoi leggere solo un numero limitato di libri. Lo devi a te stesso che siano tutti libri che ti lascino qualcosa (vale pure per quelli brutti).