— Questo testo è apparso in originale come ottavo invio della newsletter Apofenia

Buongiorno da Roma, ci sono nuvole nel cielo e nuvole nella mia testa. Raggi di sole filtrano in entrambi i luoghi. Questa settimana, riflessioni serie su internet e sulle sue promesse. Che non stanno venendo mantenute. Ma poi, queste promesse, chi le ha fatte? Oggi è lunga. Mettiti comodo. Il punto di partenza, non ci crederai mai, è questa notizia: un simpatizzante del Movimento 5 Stelle ha scritto a Vito Crimi per segnalare che il pavimento di casa al ritorno dalle vacanze era sporco e che il figlio che cammina scalzo ora ha i piedi neri. Da dove viene questa polvere? Cosa c’è nell’aria? Cosa respiriamo? Bisogna controllare! Gombloddo! Seguono perculamenti a Crimi e grandi premi GAC al papà del bambino con i piedi neri. Ma anziché seguire l’istinto e giudicare a pelle, fermiamoci un momento a riflettere. Perché questa notizia apparentemente buffa dimostra che le promesse di Internet sono in parte fallite. Leggiamo con attenzione. Il padre non dice che è strano che ci sia sporco per terra. Dice che non c’è il solito sporco, ma un tipo di polvere diverso.

Ora, ci possono essere molte spiegazioni valide sull’origine di questa polvere. Ne ipotizzo una: un vicino si è comprato il barbecue, ha fatto una festa in terrazza e il vento ha portato la fuliggine in casa. Ne ipotizzo un’altra, per esperienza personale. Se mi leggi da un po’, ricorderai che qualche settimana fa ho accompagnato mia madre al paesello natio. Appena arrivati a casa si è lamentata della polvere, più abbondante e diversa dal solito. La causa di questa polvere lei la conosce benissimo: il corso principale è stato pedonalizzato e ora il traffico in uscita dalla città, comprese le corriere del trasporto extraurbano, passano sotto le sue finestre. Il nostro padre preoccupato prima di scrivere una mail allarmata a Crimi avrebbe potuto chiedere in giro, a un vicino o a Gogole, per sapere se era cambiato qualcosa, successo qualcosa durante la sua assenza. Ma non lo ha fatto. Per una ragione semplice: ha paura. Che un padre si preoccupi per la salute del figlio è del tutto naturale. Ma come ci insegna Dune, “La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l'annullamento totale.” E che cosa causa e che cosa alimenta questa paura? Disinformazione, pregiudizi, preconcetti. Ed ecco il primo fallimento della rete, la prima promessa di internet non mantenuta. Il web doveva mettere fine a disinformazione, pregiudizi, preconcetti, ignoranza permettendoci di accedere a tutto lo scibile umano. Gli smartphone mettono letteralmente tutta la conoscenza del pianeta a portata di mano. Il latte fa male? Le scie chimiche sono reali? L’austerità aiuta a risolvere i problemi economici delle nazioni? Il politico che si lamenta tanto di una legge, l’ha votata pure lui o no? Hanno cambiato qualche senso di marcia vicino casa? Ricerche, studi, analisi, articoli, delibere comunali, tutto a portata di mano per informarci, per poter finalmente capire. Per mettere fine all’ignoranza, alla paura, ai preconcetti. Il problema, che non è un problema ma è il bello di internet, è che però oltre a tutto quello che dovrebbe sconfiggere l’ignoranza, sul web si trova anche tutto quello che l’alimenta.

Trascuriamo il discorso sull’autorevolezza delle fonti e parliamo di bias cognitivi. Uno degli errori cognitivi più comuni è il bias di conferma. Ovvero quello per cui non cerchiamo informazioni per formulare un giudizio, ma per trovare la conferma a un’idea che già abbiamo. Su internet è molto facile trovare dati e informazioni che confermano quello che pensiamo, qualsiasi cosa pensiamo. Ma non solo: su internet possiamo anche trovare facilmente altre persone che la pensano come noi, rafforzando le nostre convinzioni. Perché uno può essere l’unico a pensare una cosa, ma tanti no, la massa non sbaglia! E quindi, il nostro papà preoccupato ha notato un evento, lo ha interpretato utilizzando il suo bagaglio culturale, che è stato validato dalle informazioni che ha trovato sulla rete, e si è rivolto a qualcuno che ha idee e pensieri in sintonia con i suoi.

Internet è un moltiplicatore. Se cerchiamo conoscenza e verità ci permette di trovare tutta la conoscenza e verità che cerchiamo molto velocemente e ci permette di comunicare con persone affini a noi. Se cerchiamo sospetto, pregiudizio e dietrologia, uguale! In entrambi i casi, gli effetti vengono magnificati dalla quantità di informazioni e dalla capacità di connessione con altri che ci vengono da internet. Ovviamente, sempre per il discorso del bias cognitivo, tutti cercano (credono di cercare) conoscenza, nessuno cerca deliberatamente idiozie per alimentare attivamente la propria ignoranza (intesa come non conoscenza).

Quindi la visione tecno deterministica per cui internet ci rende più informati (nel senso di: ci dà una migliore e più approfondita conoscenza di ciò che è vero, di come stanno le cose, di come funziona il mondo) è sbagliata. E’ più giusto dire che internet ci permette di trovare facilmente molte informazioni. Che queste ci rendano più informati o più disinformati dipende da noi e dalla nostra voglia e capacità di giudicare ciò che troviamo, e qui conta la valutazione delle fonti, e mettere in discussione le nostre idee e preconcetti per sfuggire al bias di conferma.

Notate come quelli che commentano con ironia il post del papà preoccupato non sono usciti dal loro bias di conferma, ma hanno semplicemente fatto l’equazione “complottismo + Crimi = la risata quotidiana”. Non è che una parte della rete ha sempre ragione e l’altra si copre sempre di ridicolo! L’altra grande promessa di internet è che ci avrebbe reso tutti più liberi. Perché più informati, in grado di esprimere la nostra opinione e comunicare con altre persone affini a noi, trovare opinioni e persone diverse, confrontarci e crescere, lanciare la nostra attività e avere benessere economico, sfuggire al gioco delle corporazioni che ci dicono come vestire, cosa mangiare, cosa leggere e guardare per divertirci e formare il nostro pensiero. Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi! Ma se internet può essere un moltiplicatore di ignoranza, può essere anche un moltiplicatore di mancanza di libertà. Perché amplifica quello che ci rende soggiogati e sottomessi. Si parla tanto di 1984 e di come la distopia descritta da Orwell stia diventando realtà: false informazioni, paura, sorveglianza continua, verità nascoste. Tra le rivelazioni di WikiLeaks e quelle di Edward Snowden viene fuori che viviamo nella versione cyberpunk di 1984. L’altro grande romanzo distopico di cui tutti si dimenticano sempre è Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley. Anche lì la popolazione è controllata, ma in modo completamente diverso: lì quella che si crede la classe dominante vive tra continui piaceri e intrattenimenti. L’impegno non è soffocato, è distratto. La verità non viene nascosta o falsificata, viene sommersa in un mare di notizie più accattivanti. Gossip, foto di cibo, Candy Crush, Netflix e tutta la TV che si possa desiderare. Notate che per noi che lo leggiamo, Il Mondo Nuovo è una distopia, ma per gli Alpha descritti nel libro, la loro è la migliore delle vite possibili, un’utopia. Ma pure per i cittadini perfettamente integrati nel sistema, quello del Grande Fratello è il migliore dei mondi possibili! Internet doveva renderci liberi e chi ha vissuto la primavera araba nelle piazze egiziane e usava la rete per organizzarsi e comunicare e far sapere al mondo cosa stava succedendo, lo ha sicuramente visto come strumento di libertà. Dopo quella rivoluzione, ne hanno dovuta fare un’altra per liberarsi del nuovo presidente, democraticamente eletto, espressione di una verità e di una libertà evidentemente non troppo vere, non troppo libere, ma molto ben comunicate e in grado di fare presa sugli elettori. Le due promesse, renderci più informati e renderci più liberi, sono fallite. In parte. C’è chi è effettivamente più informato e più libero. C’è chi è stato reso meno informato e meno libero. Non ha fatto la scelta giusta, o non si è reso conto di avere una scelta o proprio non gliene fregava niente e secondo lui siamo noi a essere più disinformati e schiavi del regime, delle corporazioni, di noi stessi, di qualcosa. E il fatto che siano fallite in parte vuol dire che noi sappiamo di più e siamo più liberi, ma loro no. Loro hanno deciso di rimanere nell’ignoranza. E il bello è che loro possono dire la stessa cosa di noi, perché secondo loro siamo noi quelli che vanno dietro a sciocchezze e si fanno illudere e ingannare.

Ma queste promesse chi le ha fatte? Non internet, che è uno strumento e, in quanto tale, non può fare promesse e può essere usato per il bene o per il male. No, le promesse non le fanno le tecnologie e i protocolli di comunicazione, le fanno le persone. Che interpretano quelle tecnologie e quei protocolli in una certa maniera, gli associano certi valori e certe potenzialità. Sta succedendo la stessa cosa con la blockchain. Quelle promesse ce le siamo fatte da soli o le hanno fatte persone come noi e noi ci abbiamo creduto. E’ la natura umana, la solita natura umana. Che ha sempre portato a questa situazione, indipendentemente dal periodo storico e dalle tecnologie. E’ una pia illusione il dettato del tecno determinismo duro, che dice che la tecnologia migliorerà finalmente la vita di tutti. Il tecno determinismo soft dice solo che la tecnologia cambia la vita ed è corretto: ma è anche una banalità. E quindi? Come salviamo internet? Bisogna salvare internet? A tutta questa parte cupa, quale parte positiva e propositiva segue? Non lo so. Per ora nelle mie riflessioni arrivo qui, non ho e non vedo una soluzione. E quindi sono triste. Vedo altre persone con cui ho grande sintonia, come Adam Greenfield (iscrivetevi alla sua newsletter) e Hossein Derakhshan (sei anni in prigione perché bloggava, esce e si trova Facebook) che stanno giungendo alle stesse conclusioni, ma ancora non trovo e non vedo una proposta, una soluzione. Per ora quello che sappiamo è dove non troveremo la soluzione: non la troveremo in più tecnologia e più algoritmi.

E non la troveremo neppure con gli estremismi: solo facendo gli intellettualoidi superimpegnati o solo cercando leggerezza e divertimento. Ci vuole una sana via di mezzo.

La prossima settimana cercherò di essere meno pensante e pesante!

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